Sabato 15 dicembre ho presentato Il suono razionale alla Scuola Popolare di Musica di Testaccio in un incontro organizzato dal Circolo Bateson. L’accoglienza è stata calda e affettuosa e merita davvero spendere qualche parola per la competenza, la disponibilità, l’efficienza e la simpatia delle amiche e degli amici del Circolo Bateson.
E’ stata una presentazione dai contenuti un po’ diversi dalle precedenti. Il perché è presto spiegato: un paio di mesi fa mi è capitato tra le mani Reinventare il sacro, un bel libro di Stuart Kauffman edito da Codice; Kauffman, a lungo membro del Santa Fe Institute, è uno studioso dell’evoluzione e dei sistemi complessi. Sostiene che l’evoluzione sia solo parzialmente regolata dalla selezione naturale essendo profondamente legata alle dinamiche di autorganizzazione dei sistemi in non equilibrio. Ebbene, Kauffman afferma:
“Thomas Sterns Eliot ha scritto una volta che con Donne e gli altri poeti metafisici elisabettiani, per la prima volta scaturì nella mente occidentale la scissione tra la ragione e le altre sensibilità” (pag.9).
Il concetto è ripreso più volte nel testo e più volte attribuito a T.S. Eliot.
Avendo sempre pensato che Donne e gli altri poeti metafisici fossero, al contrario, un fulgido esempio di compenetrazione nell’esperienza estetica di sacro e di razionale, di ‘sentimento’ e lucido pensiero deduttivo, mi sono dato da fare per reperire in Eliot la citazione. Kauffman, ripete più volte nel testo l’attribuzione di quella frase a Eliot, senza peraltro citarne la fonte. Mi ricordavo di un breve saggio del poeta americano sui poeti metafisici (The Metaphysical Poets), saggio che non è stato difficile trovare in rete. Eliot vi scrive (nostra traduzione):
“La differenza [tra i poeti metafisici e ciò che c’è stato dopo] non è una semplice differenza di grado tra poeti. E’ qualcosa che è accaduto nell’anima dell’Inghilterra tra il tempo di Donne o Lord Herbert of Cherbury e il tempo di Tennyson e Browning; è la differenza tra il poeta intellettuale e il poeta contemplativo. Tennyson e Browning sono poeti, e pensano; ma non sentono il loro pensiero così immediato come l’odore di una rosa. Per Donne un pensiero era un’esperienza; modificava la sua sensibilità. Quando l’anima di un poeta è equipaggiata perfettamente a questo scopo, è di continuo presa dal tentativo di amalgamare esperienze disparate; l’esperienza ordinaria di ogni uomo è caotica, frammentaria, irregolare. Questi si innamora o legge Spinoza, e tali esperienze non hanno niente a che vedere l’una con l’altra o con il rumore di una macchina da scrivere o l’odore dei cibi che cuociono; nell’anima del poeta queste esperienze formano sempre nuovi interi”.
Il pensiero di Eliot potrebbe essere arrivato a Kauffman rielaborato in modo impreciso. Infatti per Eliot i poeti metafisici possedevano un meccanismo di sensibilità che permetteva loro di “divorare” qualsiasi tipo di esperienza: “They are simple, artificial, difficult, or fantastic, as their predecessors were; no less nor more than Dante, Guido Cavalcanti, Guinicelli, or Cino”. Meccanismo che non avevano Milton e Dryden che, per il fatto di essere in grado di rendere così bene una singola esperienza, riuscivano a celare l’assenza delle altre, che passava inosservata. Perciò solo i poeti delle generazioni successive a quelle dei metafisici cominciarono a rivoltarsi contro le esperienze razionali e le descrizioni (forse ad eccezione solo di Shelley e Keats che tentarono una riunificazione delle sensibilità, ma morirono, al contrario di Tennyson e Browning). “Dissociation of Sensibility” è quindi un’espressione usata da Thomas Stearns Eliot, nel suo saggio The Metaphysical Poets, per descrivere il processo di lacerazione di quell’unità che consisteva nell’amalgamare le diverse esperienze umane. Se si vuole, anche il tentativo di individuare nell’ordine formale, strutturale e armonico le ragioni del piacere estetico deriva da un processo analogo a quello che T.S. Eliot individua per Milton, Dryden, Tennyson e Browning. La musica, in questa prospettiva, è asemantica e priva di contenuti extramusicali (vedi Il bello musicale di Hanslick). Impegnata a coniugare un solo tipo di esperienza. La selezione delle esperienze e la loro contrapposizione dualistica dà l’idea di essere una cifra dell’arte europea tra diciottesimo e diciannovesimo secolo. Il rigore, formale (potremmo dire topologico) o quantitativo, viene contrapposto al sentimento. Non è una complementarità tra esperienza razionale e esperienza estetica (o anche ‘sacra’, ‘astratta’), ma un tentativo di spiegare l’esperienza estetica sulla base dell’apparato linguistico e concettuale dell’esperienza razionale, attribuendo alla seconda la stessa supremazia attribuitale, per esempio, da Eulero nel Tentamen novae theoriae musicae, e rovesciando la gerarchia voluta da Pascal, quando nel definire esprit géométrique e esprit de finesse conferisce al secondo la capacità di penetrare i fondamenti di cui il primo è incapace. In entrambi i casi si tratta di lacerare con una gerarchia il tentativo di unificare le esperienze umane attraverso l’esperienza estetica. Ciò avverrebbe, per Eliot (e al contrario di quanto afferma Kauffman), nelle generazioni successive a quella dei poeti metafisici. Sarebbe in sostanza una caratteristica della poesia del periodo che va dalla seconda metà del diciassettesimo secolo fino al ventesimo secolo.
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