Più che le risposte errate sono le domande sbagliate che mi mettono in imbarazzo. Di rado mi capita di leggere domande davvero efficaci e sono pochi coloro che riescono, come Calvin, a fare la domanda giusta, quella in grado di costringere il cretino a rispondere con sicurezza.
In questi giorni sto molto riflettendo sul valore del saggio Il bello musicale di Hanslick. Ecco la domanda, tra le altre, che si fece Hanslick: la musica è un linguaggio puro, privo di rimandi a qualcosa di extramusicale? La faccenda non ammette replica e non infonde la minima convinzione. Non ci scriverei mai un libro sopra. Se avessi Hanslick davanti lo guarderei come si guarda un barattolo di piselli sullo scaffale del supermercato e aggrotterei le sopracciglia inclinando leggermente la testa.
Domande come queste, di cui la storia è piena, dimostrano che lo stronzo che per primo ha avuto l’idea di inventare il genere televisivo del talk show andava sul sicuro. Il successo delle domande sbagliate è inevitabile. Anzi: più sono sbagliate e più probabilità hanno di diventare immortali.
Ovviamente Hanslick era CERTO che il linguaggio musicale fosse puro.