I periodi più affascinanti della storia della musica coincidono con la crisi del modalismo (tra XVI e XVII secolo) e del tonalismo (XX secolo). Tortura e catastrofe del tetracordo hanno viaggiato l’una dopo l’altra, così come tre-quattrocento anni dopo è successo con il tonalismo. La catastrofe del tetracordo consiste nel consolidarsi del bisogno di temperamento con il relativo affermarsi di forze attrattive non locali. L’utilizzo di varianti cromatiche ed enarmoniche nel mezzo espressivo tetracordale è stata una tortura che è andata in direzione opposta alla direzione che prenderà la musica dal Seicento in poi. La deformazione cromatica ed enarmonica del tetracordo ha dato luogo a un canto che indugiava sulle piccole differenze di intervallo, sui movimenti minimi. L’evento sonoro così articolato si allontanava di molto dalle caratteristiche del linguaggio orale, che è meno vischioso, molto segmentato, complesso e per propria natura destinato alla moltiplicatio dei nomi e dei significati. Se da una parte si ha una comunicazione magica di eventi impalpabili, una divergenza sacra dai destini comuni della quotidianità, dall’altra si ha, con l’evoluzione modale-tonale, una rinuncia alla vischiosità che ha finito per piegare i suoni a regole che hanno avvicinato la musica al linguaggio quotidiano. Questa secolarizzazione della composizione si è determinata in tre direzioni: a) gerarchizzazione e funzionalizzazione dei suoni all’interno della struttura, b) attribuzione al linguaggio musicale di scopi legati alla quotidianità, c) dipendenza della composizione dall’apprendimento di un sistema di regole complesso e coerente con il clima culturale e i valori sociali dell’epoca.
Usare un sistema accettandone le regole o torturarlo: la differenza di prospettiva è tra una sensibilità musicale che ha bisogno di rappresentare esperienze dai confini ben marcati, scolpite nel quotidiano, e una sensibilità musicale interessata a esperienze di tipo puramente astratto. Da una parte c’è un processo razionale che va in direzione di un discorso chiaro e articolato per mezzo di elementi ciascuno dei quali ha una certa funzione, dall’altra c’è un processo di rottura del logos, un ritorno verso la Hyle, il regno del continuo e dell’indistinto. Ciò non avviene in termini banali. Nella composizione tonale più classica ci può essere un momento di rottura dell’ordine, che può avvenire anche nel contesto del più ordinario diatonismo per mezzo della rarefazione ritmica, dell’omoritmia, della ripetizione dei suoni o dell’uso di certe soluzioni armoniche. Mentre spessissimo composizioni lontane dalla sensibilità tonale mostrano chiari intenti di fluidità discorsiva, di funzionalizzazione del suono e di attribuzione di significati definiti a frasi, incisi, elementi formali in genere.
In musica può accadere che i compositori accettino le regole di un sistema strutturato nel tempo per poi torturarle attraverso mezzi espressivi capaci di far approdare a un’esperienza astratta che vada oltre le regole definite.